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Il TEMPO Intervista a Franco Frattini


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Sfogliando l'agenda dei temi di stretta attualità dalla crisi migranti al rapporto con l'Ue - non c'è capitolo che non abbia affrontato in prima persona...
Franco Frattini, ministro degli Esteri dei governi Berlusconi, ex vicepresidente della commissione europea, oggi è magistrato e presidente della Sioi.

Intervista a Franco Frattini - «Io di nuovo ministro? Meglio il magistrato» 
Parla Frattini «Il Cav mi rivorrebbe ma ho già dato. E al Consiglio di Stato i temi politici non mancano» 
di Antonio Rapisarda 















Onorevole buonasera... 
«Onorevole no, per cortesia!» 
Come allora? 
«Presidente di sezione del Consiglio di Stato. Questo è il mio mestiere. Ho sempre ritenuto che ciò che ci si guadagna con un concorso molto difficile, come quello per diventare prima magistrato e poi Consigliere di Stato, sia il titolo che si preferisce adottare. Onorevole uno se lo dice da solo, perché poi, insomma, nell'attività parlamentare ciascuno l'onorevolezza se la guadagna con le cose importanti che fa non con il titolo che gli viene affibbiato». 

Franco Frattini, ministro degli Esteri dei governi Berlusconi, ex vicepresidente della commissione europea, oggi è magistrato e presidente della Sioi. 
Sfogliando l'agenda dei temi di stretta attualità dalla crisi migranti al rapporto con l'Ue - non c'è capitolo che non abbia affrontato in prima persona già nella stagione più complessa del centrodestra italiano, in quel drammatico 2011. Tant'è che, pur nelle vesti di «osservatore esterno», sembra avere chiaro il percorso di un centrodestra "allargato" con cui sfidare e battere il centrosinistra renziano e scongiurare l'antipolitica al governo dei 5 Stelle. 

Di cosa si occupa oggi? 
«Presiedo una importante sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato che si occupa delle interdettive anti-mafia, cioè dell'infiltrazione mafiosa nell'economia. Giudichiamo poi su tutti gli appalti nel settore della sanità pubblica. Mi occupo anche di immigrazione, valutiamo i provvedimenti di espulsione e di diniego del permesso di soggiorno. Materie estremamente delicate». 

A proposito di questo. Lo sa che il suo accordo con la Libia, ai tempi del governo Berlusconi, è una misura rimpianta oggi da tutti? 
«Perché era una misura equilibrata. Nel 2010 firmammo un accordo non con la persona di Gheddafi ma con uno Stato sovrano. È chiaro che quell'accordo aveva un do e un des: noi offrivamo alla Libia un piano di cooperazione molto importante, avevamo promesso di fare una grande autostrada che univa Tripoli e Tobruk e in cambio noi avremmo ottenuto il blocco del flusso irregolare di migranti e la galera per i trafficanti di essere umani. Certamente quell'accordo viene rimpianto: credo che oggi debba essere rivitalizzato, come penso che il ministro Minniti stia cercando di fare». 

L'Italia sulla crisi dei migranti è sempre più sola nel mare "mostrum"... 
«La responsabilità gravissima è di questa Europa divisa, burocratica, m cui non c'è una leadership politica. La Merkel è una leader che fa gli interessi della Germania non dell'Europa. Gli altri non sono leader». 

Ci sono Macron, Gentiloni, ops, Renzi... 
«Macron è appena arrivato. In Italia ci sono state posizioni diverse. Dopo aver detto che gli immigrati li prendevamo tutti - il patto dell'operazione Triton ormai è sta to rivelato in tutte le sue caratteristiche - l'ex premier Renzi, quello che mise quella firma, oggi dice quello che dicevamo noi quando eravamo al governo. Cioè, li possiamo aiutare ma li aiutiamo con progetti di cooperazione nei Paesi di origine. Quindi, la frase "aiutiamoli a casa loro" che oggi pronuncia Renzi la dicevamo io, Berlusconi e Maroni. Cattivi e razzisti? Non era così: avevamo visto giusto». 

È un'invasione come dice Salvini? 
«Quando vediamo che in un fine settimana arrivano 5mila persone possiamo usare parole diverse: afflusso di massa, afflusso incontrollato...» 

Nel 2011 ci fu o no questo "golpe bianco" nei confronti dell'Italia? 
«La chiamerei convergenza di interessi anti-italiani, fotografata da quella scena indecente di Merkel e Sarkozy che si fanno una risatina quando viene nominato Berlusconi, primo ministro eletto dagli italiani. Quella scena dimostrò che c'erano degli interessi convergenti contro di noi, perché l'Italia si opponeva su questioni scomode. Avevamo dubbi sul Fiscal compact, sulla necessità di prenderci la Trojka in casa nostra. Ricordo il vertice di Nizza in cui Berlusconi si mise di traverso e tornò dicendo: "Ci vogliono far cadere..."». 

Se guarda oggi il centrodestra che cosa vede? 
«Una grande divisione di posizioni, sicuramente negativa. Però vedo che tanti cittadini normali, come il sottoscritto, che avevano votato il centrodestra e che forse lo voteranno ancora, tornano a preferire una soluzione moderata. Tutti le città dove si è vinto sono state conquistate perché i candidati sindaci erano delle brave persone, non politici di mestiere. Vedo, quindi, una grande divisione che porta alla vittoria solo quando diventa unione». 

Berlusconi che ruolo deve avere a suo avviso? 
«È un leader naturale che può dare una visione, un indirizzo. Non credo che sarà lui il prossimo candidato premier. Nei fatti, però, è la persona a cui coloro che votano centrodestra devono ancora guardare. Tra le posizioni di Salvini, condivisibili per molti aspetti ma che io non condivido per quanto riguarda l'uscita dall'Ue, ad esempio, e le posizioni di Forza Italia, che invece è molto ancorata al Ppe, alla fine Berlusconi può trovare una sintesi. Non in quanto prossimo premier ma perché è stato per tré volte il capo del G8, il presidente che ha fatto la sintesi tra i Paesi più grandi del mondo. Questo in politica conta. Insomma, è finito il tempo del ragazzo che soltanto perché ragazzine deve fare politica. L'esperienza e la competenza sono fondamentali». 

È per questo che Berlusconi pensa a lei come prossimo ministro degli Esteri? 
«Ho ringranziato personalmente il presidente per la sua cortesia. Io adesso mi occupo delle interdettive anti-mafia, mi occupo dell'immigrazione. Quando uno fa una cosa deve fare quella. Ho dato il mio contributo alla politica estera italiana e sono lusingato di questo riconoscimento. Credo che Berlusconi lo abbia fatto sapendo che abbiamo lavorato insieme e bene per ben undici anni». 

C'è chi invoca il "Macron" di centrodestra. Il Cavaliere pensa a Marchionne... 
«Stimo Sergio Marchionne ma ha detto di non essere disponibile. Non è che il Macron italiano nasce per investitura di qualcuno. Nasce su progetti credibili. E se, come spero, voteremo con un proporzionale il leader non sarà dichiarato prima, perché ogni partito propone una sua ricetta, ma dopo. Vedo una squadra, vedo persone che lavorano insieme, non vedo un'investitura preventiva». 

E un Nazareno lo vede? 
«Nazareno è ormai una parolaccia. Perché sa di inciucio, di porcherie tra Berlusconi e Renzi a danno degli elettori. Scorgo una serie di proposte su cui mi auguro ci possa essere una maggioranza più larga del centrodestra, perché ci sono alcuni esponenti nell'attuale centrosinistra che possono essere portatori di idee condivise. C'è Calenda che tutti riconoscono essere, e qualcuno l'ha anche tirato per la giacchetta nel centrodestra, uno che guarda davvero allo sviluppo, alla crescita. C'è un altro signore che fa il ministro degli Interni, che viene da una storia post-comunista come Minniti, che sull'immigrazione ha detto cose che ai tempi miei e di Maroni avremmo accettato. E, malgrado nella casa del centrodestra non sia molto amato, c'è Alfano che continua a dire cose che potrebbero essere apprezzate: se davvero il suo partito si metterà di traverso sullo ius soli - legge sbagliata e ideologica - dirà una cosa tutto sommato condivisibile per tutto il centrodestra». 


Intervista Il tempo





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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 17.7.17. per la sezione , , , , , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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