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RASSEGNA - Nato, Franco Frattini e la corsa a segretario generale. Tutti i supporter, da Mauro a Bonino, passando per il Colle


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L'Huffington Post -  Di Giulia Belardelli

Dalle piste di sci ai corridoi della Nato, per riempire l'unica poltrona cui l'Italia può realisticamente ambire nel giro di nomine internazionali del prossimo anno. La candidatura di Franco Frattini a segretario generale dell'Alleanza Atlantica continua a essere l'unica ufficiale, fanno notare a Bruxelles i membri della rappresentanza permanente d'Italia, dove è in corso il vertice ministeriale. Una candidatura che gode sia del sostegno del governo italiano (Monti prima, Letta ora), che – si dice tra i corridoi di Bruxelles - di quello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Gli italiani che lavorano alla Nato ci sperano, ricordando che è da 42 anni che la nomina non sfiora l'Italia. L'ultimo a perorare la causa Frattini, in ordine di tempo, è stato il ministro della Difesa Mario Mauro durante i suoi (almeno) otto incontri bilaterali e nel corso della cena tra ministri.

L'imperativo, ora, è tenere lontano da Bruxelles “le polemiche da cortile che umiliano l'Italia”, come le ha definite Mauro al suo arrivo al quartier generale della Nato. Per creare un ambiente il più favorevole possibile all'ascesa del suo predecessore. Una scalata il cui primo piolo è stato poggiato ufficialmente nel settembre di un anno fa, quando l'allora ambasciatore italiano presso l'Alleanza Atlantica annunciò ai partner la candidatura dell'ex titolare della Farnesina.

L'impegno di Mauro per Frattini è parallelo a quello del ministro Emma Bonino. La quale – spiegano fonti a lei vicine – ha parlato dell'ipotesi Frattini in quasi tutti i suoi colloqui bilaterali durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L'umore generale è di cauto ottimismo – spiegano le stesse fonti – cui risulta che anche il presidente francese Hollande abbia espresso parere favorevole durante l'ultimo incontro con Bonino.

Da parte dei paesi dell'est europeo il supporto a Frattini è pressoché unanime – si ragiona tra i corridoi della Nato – e anche il Canada in passato si è espresso a favore dell'ex ministro italiano. In più non ci sono altri nomi ufficiali. Solo voci – mai confermate – di un interesse della Repubblica Ceca e della Polonia; più sfumatamente, un'ipotesi Uk (dove si terrà il prossimo summit nel 2014).

Alle orecchie di Obama l'ipotesi di Frattini segretario pare sia arrivata da un duplice canale, sia dal Quirinale che da Palazzo Chigi. Napolitano, in particolare, ne avrebbe parlato direttamente con il presidente Usa in quella che sarebbe dovuta essere la sua ultima visita a Washington da presidente della Repubblica, prima dei folli giorni del voto per il Quirinale. E anche il presidente del Consiglio Enrico Letta avrebbe portato la questione sul tavolo della Casa Bianca, durante l'ultima visita a Washington.

Non solo. Nei mesi scorsi Napolitano si sarebbe anche speso con un endorsement a Frattini con il presidente francese Hollande e il ministro degli Esteri di Parigi Laurent Fabius.

Tutti piccoli tasselli di un percorso che l'ex ministro ha calcolato nei minimi dettagli. Fin dalla decisione, a gennaio, di uscire non solo dal Pdl, ma anche dal Parlamento, preferendo non candidarsi per essere “il più trasversale possibile”. Fin dall'autunno scorso, quando sono iniziati i viaggi e le missioni “mirate”. Prima a Londra, per una conferenza alla London Academy of Diplomacy. Poi a Istanbul, Parigi, Washington, Bruxelles. E ancora: Repubblica Ceca, Germania, Albania, Slovenia, Ungheria.

Tra le tappe più significative quella americana, dove Frattini ha ricevuto l'endorsement del Ministro degli Esteri canadese (“non credete che sia perfetto come segretario generale della Nato?”) di fronte alla platea dell'American Israel Public Affairs Commettee (Aipac), la conferenza che raduna tutte le associazioni ebraiche a livello mondiale.

Di più conteranno le tappe future, innanzitutto Madrid e poi i Paesi Baltici. A dicembre, poi, ci sarà la ministeriale esteri, dove la successione del danese Rasmussen sarà questione di mesi (il suo mandato – prorogato di un anno – scadrà in estate). Avendo già Mario Draghi alla Bce, l'Italia non può sperare nelle altre grandi poltrone che si spartiranno il prossimo anno (da quella della Ashton a quella di Barroso). Motivo per cui sia Letta che Bonino che Mauro continuano a mettere la Nato al centro di ogni incontro bilaterale con i paesi membri. La domanda, a questo punto, è solo una: ce la farà?





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Pubblicato da Lucrezia Pagano il giorno 24.10.13. per la sezione , , , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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