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L'Italia lancia Frattini alla guida della Nato


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Antonella Rampino per La Stampa

Parte la corsa alla successione di Rasmussen: l'ex ministro favorito 
 NEL 2013 O NEL 2014 - Il danese scade l'anno prossimo ma potrebbe chiedere un rinnovo
DOPO 43 ANNI - L'ultimo italiano ai massimi vertici è stato Manlio Brosio 

Nell'ultima riunione di ambasciatori del Consiglio Atlantico, mercoledì scorso, l'Italia ha formalizzato la candidatura di Franco Frattini come segretario generale della Nato. Da mesi, sia Mario Monti che Giorgio Napolitano hanno tessuto nei loro incontri internazionali -il presidente della Repubblica in modo particolare- la necessaria rete di consenso, sondando resistenze e gradimenti. E se il 12 scorso il nostro uomo alla Nato, l'ambasciatore Riccardo Sessa, ha posto il paletto italiano alla successione a Anders Fogh Rasmussen - com'è stato verbalizzato alla fine della riunione - è perché ci sono buone speranze che l'Italia possa tornare a ricoprire quell'importante incarico, dopo 43 anni. Perché tanti ne sono passati dai tempi di Manlio Brosio a metà degli Anni 60, e con l'eccezione di un internato di poche settimane nel '95 di Sergio Balanzino. 

Durante la riunione di Bruxelles del 12 scorso si è aperta per la prima volta la discussione sulla successione a Rasmussen, il cui mandato scade alla fine del luglio 2013, e che ha chiesto il rinnovo per un anno. L'Italia, allora, ha giocato la sua prima carta, dichiarandosi non contraria, ma annunciando per il dopo-Rasmussen, comunque, la candidatura di Frattini, che è stato per due volte ministro degli Esteri e vicepresidente della Commissione Europea. 

Adesso, si apre la campagna elettorale: la richiesta di Rasmussen potrebbe essere accolta o respinta e occorre costruire il consenso degli altri 27 paesi. Cinque, Spagna, Islanda, Bulgaria e Ungheria si sarebbero già dette a favore, oltre al via libera degli Stati Uniti che conoscono beneFrattini, avendo egli un ottimo rapporto con Hillary Clinton, e che al momento è solo informale poiché sono in corso le elezioni per la Casa Bianca. Giorgio Napolitano ha scritto una lettera di sostegno alla candidatura a diversi capi di Stato, Monti ne ha parlato nei recenti incontri sia ad Angela Merkel che a Francois Hollande. 

Ma quel che gioca a favore della candidatura italiana è anzitutto il rispetto delle regole non scritte che vige in tutte le grandi organizzazioni internazionali: la rotazione per un'equa ripartizione della rappresentatività. E l'Italia appunto non «esprime» un segretario generale dellaNato da 43 anni, pur essendo paese fondatore dell'Alleanza nata nel '49. Tanto che fino a poco tempo fa il suo peso in seno all'Alleanza era espresso con un vicesegretario, l'ambasciatore Bisognero che oggi è ambasciatore a Washington, e un capo militare, l'ammiraglio De Paola che oggi è ministro della Difesa. Infine, gli ultimi tre capi della Nato, Lord Robertson, Jaap de Hoop Scheffer e Rasmussen erano espressione di altrettanti paesi nordici, Gran Bretagna, Olanda e Danimarca. 

Adesso, sarebbe il «turno» di un Paese del Mediterraneo. La Spagna, prima dei nordici, ha guidato la Nato con Javier Solana. La Francia, si sa, con la Nato ha una relazione complessa, essendo rientrata nel comando militare da cui era uscita per decisione di De Gaulle nel 1966 solo nel 2009. Fonti diplomatiche riferiscono che un feedback alla candidatura italiana potrebbe esserci già al prossimo Consiglio della Nato.
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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 15.9.12. per la sezione , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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